ROBERTA TAGLIAVINI

Gallerista

INTERVISTA

Roberta Tagliavini è una delle più importanti galleriste italiane di “furniture d’autore”, nonché protagonista di fortunate trasmissioni televisive negli ultimi anni.

Quando e perché si è trasferita a Milano?
Mi sono trasferita da Riccione a Milano nel novembre del 1963 in seguito alla conoscenza del mio futuro marito.

Com’era la città in quel periodo?
Vivevo una realtà particolare perché mio marito lavorava nel Clan Celentano, perciò andavo alle serate di tutti i cantanti del Clan quasi sempre insieme ad Adriano e Claudia.

Come ha iniziato la sua attività?
Innamorata dell’arte e dell’arredamento, avevo aperto un negozio per vendere mobili in stile. Ma fu un viaggio a Parigi a “folgorarmi“. È lì che ho conosciuto l’arte del XX secolo, innamorandomi perdutamente del Liberty, che in quel momento era oltralpe il massimo del glamour. Svendetti tutto ciò che avevo per far posto alla nuova e travolgente passione. Non mi sono più fermata ed ho, negli anni, capito sempre prima i movimenti artistici che stavano per esplodere.

In che anno ha aperto il suo primo negozio?
Ho aperto il mio primo negozio nel 1967 in Galleria Strasburgo 3 in società con una mia amica. Nel 1978 ci siamo divise ed è per questo che il negozio si chiama “Robertaebasta”. Lei disse: togli il mio nome, ed io l’ho fatto.

Quali sono stati i motivi che l’hanno portata ad aprire un negozio a Londra?
Londra è veramente la città più importante di tutta Europa e volevo assolutamente avere una nostra vetrina. Se vuoi essere una galleria internazionale lo devi fare per davvero, non basta esporre in qualche mostra all’estero o avere clienti in tutto il mondo, ma devi rischiare per esportare la tua creatività tutta italiana.

Come è cambiato il suo lavoro in questi anni?
Non è cambiato ma si è ampliato con l’aiuto di mio figlio, che una ne pensa e cento ne fa! È un vulcano di idee e di proposte. Londra, la televisione ed i social sono tutti merito suo. Il mercato è diventato più digitale, internet ha aiutato molto, ma il “consolidato” modo di commerciare con la bottega resta principe. Quando tratti arte, che va vista, assaporata e toccata, lo schermo del computer può ingannare.

Qual è il suo rapporto con la città di Milano e le sue Istituzioni?
Milano mi ha accettato da subito e io mi sono trovata meravigliosamente. Dico sempre che mi sta bene come un vestito di Chanel! Dinamica, futuribile, estrosa, Milano è la mia città! Le istituzioni di fronte a delle idee e all’arte collaborano sempre.

Ci può parlare della sua esperienza televisiva?
Ero restia perché in fondo sono timida, ma mio figlio ha insistito e devo dire che mi ha reso felice e mi ha ringiovanito di 20 anni! (forse più!) Il format scritto da mio figlio era vincente ma ci sono voluti anni prima di trovare chi lo volesse produrre… Poi, e ne sono orgogliosa, è partito tutto al femminile: Alice Lizza, che è stata la prima a crederci, e Luisella Sacchi hanno investito su di noi. È stato un po’ come un travaglio, ma la nascita è stata stupenda.

Qual è l’oggetto più importante che ha venduto in questi anni?
Tutti gli oggetti per me sono importanti perché li ho scelti ad uno ad uno con convinzione e con il cuore. Quando qualcuno acquista un mio oggetto è come se mi dicesse: brava, hai capito ciò che mi piace.

Può raccontarci un aneddoto su qualche cliente particolare?
Una volta ho comprato un mosaico di un transatlantico di 12 metri x 3 metri che rappresentava da una parte tutti gli animali del mondo e dall’altra tutti i pesci del creato, nel centro era raffigurato un sole. Il mosaico rappresentava la meraviglia dell’universo. Il cliente che lo ha comprato ha dovuto abbattere tutta una parete esterna della villa, compreso il terrazzo, per farlo passare… ha ricostruito poi tutto come prima.

Qual è il suo rapporto con i designers e gli artisti?
Adoro tutti gli architetti perché sono dei creativi ed è bellissimo confrontarsi con loro per fare case nuove. Gli artisti poi sono il mio pane!

Ci può parlare dell’evento che organizzerete per il prossimo Fuorisalone?
Faremo una esposizione culturale dei Writers “Urban Solid” per tutta la Via Fiori Chiari, poi esporremo sculture monolitiche come quelle dell’Isola di Pasqua. Il tema sarà: come gli uomini dell’isola di Pasqua causarono la loro estinzione tagliando l’ultimo albero, così noi continuiamo ad avere comportamenti che porteranno alla nostra rovina.

Qual è il suo sogno nel cassetto?
Non morire mai!

Walter Vallini

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