L’architettura ci colpisce oggi. Come una tigre, come un animale selvatico che non sappiamo più domare, che non sappiamo più mettere in gabbia. Quindi, dobbiamo cavalcare la tigre. L’architettura nasce da incontri a volte casuali con i committenti, dialoghi inaspettati con le persone, e trova nel lavoro di uno studio le risposte necessarie. È il miracolo di un disegno fatto a più mani, che diventa costruzione. Poi ognuno riconosce il pezzo di lavoro svolto e si commuove, perché oggi quella linea è diventata una casa, un albergo, un ufficio, e così via. Quindi, raccontare la nostra architettura è un modo per fare un’autobiografia di tante persone, riunite dall’architettura sotto lo stesso tetto. Il racconto non guarda solo al passato, ma anche e soprattutto al futuro, perché fare architettura è il destino prescelto di tutti. O forse tutti sono stati scelti dall’architettura e trascinati nel gioco senza quasi rendersene conto. Poi ti guardi indietro e ti rendi conto che c’è stato un cambiamento nel vivere, anche grazie a noi e al nostro ruolo di interpreti di un cambiamento più ampio e veloce…
Architetti